Il Presepe di San Rocco a Gemona, allestito nell’omonima chiesetta del Borgo del Ponte, è inserito da parecchi anni ormai nell’Itinerario dei Presepi della città.
Ma qual è la storia di questo presepe, che attira ogni anno molti visitatori?
Le statuine più antiche risalgono alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento. Esse furono realizzate in legno da Lorenzo Revelant di Ospedaletto. Facevano parte di un altro presepe molto grande che ogni anno da dicembre a metà febbraio, fino agli anni Quaranta, veniva allestito presso la chiesa di Santa Maria di Fossale. Si trattava di un presepe meccanico; i pastori con i loro greggi arrivavano fino davanti al Bambin Gesù, davanti al quale si piegavano per poi ripartire. Le strade erano costituite da tappeti mobili attivati da complicati meccanismi, mossi dietro “le quinte” da manovelle azionate da ragazzini in cambio di qualche soldo. Esso attirava frotte di fedeli di Gemona, ma anche dei paesi vicini.
Di quell’epoca, oltre alle suddette statuine, è anche il carillon, che un tempo veniva anch’esso azionato da una manovella, mentre oggi basta “fracâ il botòn” per ascoltare un lieto sottofondo che accompagna i devoti durante la loro sosta davanti a Gesù Bambino. Pre Pieri Piçul, al secolo il sacerdote don Pietro Londero, fu il primo ad allestire il presepe a San Rocco già qualche anno prima dei terremoti del ’76, ma non mancò di farlo neppure in una Gemona spettrale, sulle macerie della chiesa completamente distrutta.
Dal 1985 il presepe viene realizzato da Gli Amici del Presepe di San Rocco e cioè la famiglia di Antonino Costantini e la famiglia di Duilio Serafini.
Oltre alle ormai poche e preziose statuine di legno, oggi ce ne sono altre di vari altri materiali (resina, gesso e cartapesta).
Ogni anno varia la posizione delle statuine e il 6 gennaio, il giorno dell’Epifania, puntuali giungono naturalmente i Re Magi con i loro doni.
Il presepe è arricchito anche da simpatici personaggi a grandezza pressoché naturale, sistemati sia all’esterno quanto all’interno della chiesa, pronti ad accogliere il visitatore.
Negli anni e grazie ai nuovi mezzi tecnologici, oltre alla melodia del carillon si possono ascoltare altri “effetti speciali” (il tuono, il cane che abbaia, il gallo che canta, … ), anche perché, simpri fracant il botòn, si attiva un meccanismo per cui si vede il passaggio dal giorno alla notte.
Testo di Maria Copetti
Bibliografia
– La chiesa di S. Maria di Fossale a Gemona di Giuseppe Vale – Stabilimento G. Toso Gemona del Friuli UD Originale Luglio 1943 – Ristampa 1989
– Gemona Gemona Gemona di Tito Cancian Arti Grafiche Friulane Tavagnacco UD – Edizioni Pro Glemona 1999
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